Considerazioni meste su Internazionale-Sassuolo
Data: 13/04/2021 11.23
Argomento: dalla redazione



Ripenso ancora al caso della maglia tirata e rigore negato al Sassuolo dell’altra settimana, caso tanto singolare da rasentare l’impossibile, in quanto assolutamente indubbio nella sua evidenza.
Certuni l’avran dato per dimostrato: arbitri in malafede!, favoriscono le grandi.
Non è questo che penso ma una spiegazione alternativa bisogna tentarla.



Gli attori (attivi) di quello strazio furono tre: l’arbitro Irrati, il guardalinee Vivenzi, il giudice fuori campo Banti.
Come arbitro, Irrati sopporta l’intera responsabilità, tuttavia è il meno colpevole, in quanto, soggetto come tutti all’errore, certamente non ha visto, per la posizione. Escluso il caso contrario, non avrebbe negato un rigore tanto chiaro.
L’infido Banti (feci rilievi sulla sua dirittura) nello studio TV ha visto e si presume che non sia intervenuto. Sarebbe stato un intervento mediato, con azione in corso; ma quello doveva fare, anche a costo di scavalcare gli eventuali sbarramenti di quella cosa oscura che chiamano protocollo.
Il massimo colpevole del delitto però è il collaboratore guardalinee Vivenzi, il quale per la posizione in campo indubbiamente ha visto per bene l’azione e la maglia tirata. Qui il suo mancato intervento è incomprensibile.
Il ragionamento mi riporta la memoria di un fatto del genere capitato, per mia vergogna, a me personalmente. Lo cito per similitudine.
Avevo terminato l’arbitraggio di una partita di categoia dilettanti, a Sanremo, quando nella partita a seguire, di categoria superiore, la terna degli arbitri designati risultò incompleta per l’assenza di un guardalinee (*). L’arbitro, che non conoscevo, un piemontese, mi chiese di sostituirlo; logicamente accettai. Però al momento di scendere in campo mi ammonì deciso: in area di rigore ci penso io, tu non segnalarmi niente. E proprio verso la fine della gara, su azione di calcio d’angolo, una porta venne salvata da una deviazione volontaria, mascherata, col braccio, da un difensore piazzato sul palo più vicino a me, mentre l’arbitro al di là della mischia non la vide; ed era determinante per il risultato. Confesso il rimorso che mi è rimasto: non la segnalai e l’arbitro non mi guardò. Col mio comportamento mancai al dovere principale di assicurare la regolarità della partita, per ottemperare al dovere secondario di disciplina verso l’arbitro, a cui risparmiai forse una causa di disordine. Morale: sbagliammo tutt’e due.
Cose tanto lontane da sembrare capitate a un’altra persona.
Torniamo quindi adesso allo sciagurato Vivenzi.
Oramai vediamo numerose volte i guardalinee non segnalare. Perché? Perché tanto c’è il VAR.
Vengono, le istruzioni di non segnalare, da parte dei dirigenti degli arbitri?
Appare infatti palese la tendenza a dare privilegio ai giudizi fuori dal campo, rispetto al giudizi degli arbitri in campo.
Assumendo questa ipotesi, Vivenzi sarebbe quasi innocente.
I principali responsabili sarebbero arbitri di alta carica, che non appaiono nei tabellini delle partite.
Soprattutto la colpa sarebbe della televisione che giudica e che (oltre ad essere strumento imperfetto che altera le immagini, sofistica le intenzioni e produce anche errori) colla sua presenza e la sua funzione inquina lo spirito del giuoco.
Eccone la prova. Senza il giudizio da fuori campo, Vivenzi avrebbe segnalato e il giusto rigore sarebbe conseguito.


Vittorio Riccadonna


(*) Successe la stessa cosa in Genoa-Olbia, prima partita di serie C del 1970/71.






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