Aqaba-Eilat Utd: un sogno di pace si realizza allo Spensley

Anche questa edizione del Torneo si arricchisce di significati per la presenza della squadra dell'Aqaba Eilat United, la squadra che schiera giocatori misti provenienti dalla città di Aqaba, in Giordania e da Eilat, israeliana.

 

Accompagnatore 'storico' della compagine è Padre Khalil, abbiamo la fortuna di avvicinarlo anche quest'anno per un'intervista.

 

Padre, ci racconti un po' la storia della vostra squadra...

Noi viviamo in uno stato di guerra da anni, io ho una parrocchia che accomuna le comunità di entrambe le città. Visto i continui problemi, la violenza tutto intorno ho deciso di provare a fare qualcosa.

Quando e come è iniziato il suo progetto?

E' iniziato nel '94, ho cominciato ad organizzare incontri che parlassero di educazione alla pace, al rispetto e alla tolleranza. Potrete immaginare che in quel posto abbiamo trovato grandi difficoltà.

Chi era invitato a questi incontri?

Studenti, ragazzi e famiglie. Sapevamo che fosse difficile, ma un giorno è successa una piccola svolta che mi ha dato la forza di andare avanti. Ci è venuto a trovare un responsabile israeliano senza avvisare, ha assistito ad uno di questi incontri e alla fine è venuto da me e mi ha detto: “Continuate, quello che state facendo qui in queste stanze non lo può fare nessun diplomatico, nessun soldato, nessun politico.

Quindi avete cominciato ad avere dei sostenitori...

Sì, e nel corso degli anni abbiamo anche trovato altre persone che ci hanno dato una mano, abbiamo sovvenzioni dall'Unione Europea e dalla Fondazione Roma.

Una delle occasioni di farvi conoscere ed aiutare è proprio il Torneo Spensley.

Certo, è l'unica manifestazione sportiva a cui partecipiamo in Europa, ci sostenete ed invitate da anni. Pensi che qualche giorno fa in conferenza stampa ho detto che tutti parlano di pace ma poi si fa poco e niente per realizzarla. L'unico posto dove si fa veramente pace e si costruisce qualcosa di concreto è Genova. Io spero che i ragazzi che oggi sono venuti a giocare in questi campi possano tra qualche anno ritornare e rivivere la serenità di questi giorni.

Quanti israeliani e quanti palestinesi avete in squadra?

Rigorosamente otto e otto bambini; anche i dirigenti, sono due dirigenti israeliani e due giordani. Tutto da noi è al 50 %.

Oltre al calcio..?

Stiamo lavorando sulla squadra di calcio da cinque anni a questa parte e stiamo organizzando gruppi di musica e teatro. Probabilmente porteremo a Roma uno spettacolo a febbraio prossimo.

 

Grazie Padre Khalil, per tutto quello che fa e, da cittadino genovese, di parlare della nostra città con tutto questo rispetto.

 

 

 

Mirco Rabacchi



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