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Il nostro sito si arricchisce di nuovi scrittori, come giusto che sia altrimenti non vivrebbe.
Nell'attuale contingenza perigliosa, potrà riuscire di qualche conforto leggere, oppure rileggere, accedendo qui a lato al nostro
ARCHIVIO
al mese di APRILE 2005:
Dalla Cronaca alla Leggenda (1), di Franco Venturelli nostro redattore.
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CONSIDERAZIONI FINALI (segue)
“Limitiamo – sosteneva – il prezzo d’ingresso di quei clubs che non si peritano di far sborsare 5 lire per le tribune e 2 lire per i posti popolari e così otterremo un duplice scopo: di evitare degli avanzi di cassa che possono essere impiegati per spese non del tutto necessarie, e di contribuire vieppiù alla popolarizzazione del giuoco del calcio”.
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CONSIDERAZIONI FINALI
Restano della vicenda alcuni punti ben poco chiari, tanto da rendere pienamente giustificata l’espressione adoperata da Edilio Pesce – “circondata da alone di mistero” – a sottolinearne le circostanze ed i particolari che non riuscirono mai a trovare una risposta o un spiegazione inequivoca. Ci si potrebbe ad esempio chiedere se i due giocatori ebbero mai occasione di citare il tentativo fatto, e ricordato da Santamaria nei suoi ricordi personali, presso il prof. Lai per restituire la somma raccolta dai soci della Doria al fine di consentire la loro permanenza a Genova durante il servizio militare. E se ciò non avvenne, per quale ragione.
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Il Genoa a Canossa (segue)
L’articolo evidenzia la viva commozione destata dalle vibranti parole di Oberti nell’assemblea, che le accoglie con vivi applausi.
Si susseguono gli interventi: Bonomi, del Brescia F.C., vorrebbe che la penalizzazione andasse al membro del Genoa Club che ha compromesso la sua società; Lombardi afferma di aver ascoltato con piacere la filippica contro il professionismo e di associarsi alle parole dell’avv. Sarteschi: il Piemonte F.C. ha sempre dato l’ostracismo a tutto ciò che sa di professionismo ed è quindi d’accordo nel colpire. Pasteur non ha negato i fatti, ha voluto dividere la responsabilità del Club da quella del socio mecenate, ma non crede però che questo socio abbia dato 3mila lire per suo conto personale anziché per la Società.
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Il Genoa a Canossa
La parola è a Pasteur: e quando il simpatico gentleman si alza, nella vasta sala della palestra vercellese si fa un silenzio profondo. Gli sguardi tutti sono rivolti sul rappresentante del Genoa e le parole sue, dette con serena fermezza, hanno nel momento grave e quasi solenne un timbro strano, variazioni ed intonazioni persuasive, nella dizione chiara ed espressiva.
Pasteur non nega né afferma: la sua coscienza gli nega di correr diritto contro la verità, impugnandola per la difesa ultima e disperata del suo club; ma egli ama la società che è sua, perché da lui composta, ma egli soffre dello sgretolamento di un edificio innalzato da lui pietra per pietra con la paziente ostinazione del certosino; egli verrebbe colpito a pieno nei suoi affetti, nei suoi ricordi, nella sua stessa vita di sportman integro ed intelligente da un’ultima e più grave deliberazione che emessa dal consesso andasse a schiantare la vita del Genoa; perciò, pur rassegnandosi davanti ai fatti chiari ed inconfondibili, tenta l’ultima salvezza.
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Il processo di Vercelli.
Dello svolgimento del processo i giornali si occuparono ampiamente e ciò non può sorprendere visto l’interesse, le discussioni e i timori che da alcune settimane, prima col caso Fresia e poi con quello Sardi - Santamaria, si erano accesi attorno al diffondersi del professionismo, definito “sottil morbo”, nel calcio nazionale.
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Il caso Sardi - Santamaria. (segue)
A questa introduzione - perorazione, faceva seguito una parte che rappresenta l’elemento più rilevante delle circa due pagine riservate al fatto, soprattutto in quanto vi appaiono testimonianze di persone né altrove né in altra circostanza citate.
Precisando che “per debito di imparzialità, accogliamo il seguente articolo scrittoci da un membro influente (non citato ndr) del Genoa Club, che sui casi Sardi e Santamaria reca particolari inediti e curiosi”, si presenta il caso “narrato da un genoano”.
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Il caso Sardi - Santamaria.
Il Genoa era dunque ancora alle prese con l’ “affare Fresia” quando Geo Davidson si rese autore di quella che è passata agli annali con la definizione di “fatale distrazione”, espressione che pare coniata appositamente quasi a volerne mitigare le eventuali responsabilità.
Il nuovo scandalo, che pareva destinato a sconvolgere ulteriormente gli animi giù turbati dei benpensanti paladini del purismo sportivo, trovava ovviamente spazio soprattutto sui giornali sportivi, segnatamente Gazzetta dello Sport e Sport del Popolo, entrambi in data 30 giugno.
La prima, titolando “Due giuocatori della Squadra Nazionale dichiarati professionisti e il Genoa ancora multato”, riferiva della nuova, gravissima deliberazione adottata dalla Federazione calcistica nell’ultima riunione: il Genoa era stato colpito da una nuova multa e due suoi giocatori “che ebbero l’onore e l’onere di vestire la maglia nazionale” erano stati dichiarati colpevoli di atti di professionismo e squalificati per due anni. La F.I.G.C., inoltre, nella stessa seduta aveva negato la revisione del caso Fresia, confermando i provvedimenti già precedentemente adottati.
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Provvedimento elettorale?
“Appartengo da lungo tempo alla famiglia del foot-ball ed attualmente al Football Club Internazionale. E’ appunto anche a nome di parecchi consoci che mi permetto una volta tanto di disturbare la stampa perché stavolta quello che avviene a proposito del caso Fresia supera semplicemente i limiti del credibile!
Dopo aver letto i resoconti dell’ultima seduta federale mi passa sott’occhi una lettera, che la Gazzetta pubblica, di un consigliere, il sig. Lai, in cui è scritto testualmente: “che la deliberazione sul caso Fresia è stata presa seguendo un nuovo indirizzo di giudizio, senza necessità di documenti, di prove materiali, ma basandosi solo su quelle morali, cioè sopra una acquisita convinzione”.
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