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dalla redazioneImportante convegno sulla figura di Spensley
08/09/2004

Il 3 settembre presso la Fondazione CARIGE si è svolto l’incontro (organizzato dal Genoa Club Carige, dall'ASPAG e dal comitato organizzatore del "Toreno James Spansley") per commemorare la poliedrica figura di J. Spensley, nei suoi vari profili di funzionario marittimo, di medico, di filantropo, di scienziato, di eminente cittadino fulcro di vari interessi culturali, di sportivo praticante, di dirigente sportivo, di  promotore del movimento degli “scout”  e nell’episodio della sua morte generosa. La sua figura, per coloro che non ne conoscevano già i molteplici aspetti, ne è uscita davvero ingigantita.

 


Il convegno è introdotto dal dott. Pavoni, presidente del Genoa Club CARIGE e diretto dal dott. Vignolo e nei numerosi interventi non è mancato l’umorismo e il divertimento.

Giulio Vignolo ricorda che tutti i Genoani si sentono legati al proprio grande passato. Spensley fu colui che cambiando il nome del Genoa, nel 1986, da “Cricket and Athletic Club” a “Cricket and Football Club”, iniziò il calcio in Italia..

Piero Campodonico  premette, a una dettagliata esposizione di fatti e di date di questa nobile vita, il racconto invece della sua morte, così come fu ricostruita nel 1985: militare nell’esercito inglese nella Germania nord-occidentale, uscì dalle proprie linee avventurandosi nella terra di nessuno allo scopo di  soccorrere un milite tedesco, cioè nemico, che ivi giaceva ferito, e lì fu colpito mortalmente. Quindi comincia a parlare del suo applicarsi alle tattiche di gioco; della sua elezione a capitano (1896); del suo valore come portiere; della sua decisione di aprire il club agli italiani (1897, “un massimo di 50” però e ben scelti), della realizzazione del campo di Ponte Carrega (1897). Poi dei suoi studi di filosofia  di matematica, dei geroglifici. Ancora della fondazione dello scoutismo a Genova, alle Vigne (1910), della collaborazione con l’istituto Nave Scuola Garaventa. Accenna persino (“nessuno è perfetto”) alla sua attività di istruttore presso la Società Ginnastica Andrea Doria (1909). Fa una storia dei campionati del tempo, della coppa Fawcus e della coppa Dapples.  Conclude con un interrogativo rivolto al Comune di Genova: è mai possibile che non si possa intitolare ad una tale personalità qualcosa d’importante?

Il giornalista Gessi Adamoli invece parla della storia più recente e di formazioni poco brillanti, tuttavia frequentate da tanti spettatori (55.000 nell’ultima partita in serie C!)
quanti purtroppo il nostro stadio Gregotti non potrà più ricevere.

Il giornalista Michele Corti ricorda le vicende del Genoa in campo internazionale: la prima trasferta di una squadra italiana all’estero (1903, a Nizza, 3-0), le avventure in coppa Europa del 1929, 1930,1937, 1938 (frattura alla gamba di Bretoni a Praga contro lo Slavia), e le diverse coppe europee partecipate nel dopoguerra ( coi 3 gol di Ruotolo a Wembley, una specie di primato).

Il giornalista Giampiero Timossi  (ex scout)  presenta Mario Liggio (pronipote di James Spensley), il quale parla di ricordi familiari: di quando, stipendiato come ispettore medico di bordo, curasse poi gratis i genovesi nei caruggi; come intorno a Campetto, dove abitava  creandovi un vero centro culturale, siano fiorite perfino leggende di alchimia; come alle Vigne (presso le “Gioiose Genovesi”) con l’aiuto di Mario Mazza desse l’impulso iniziale allo scoutismo italiano. 

Quindi Timossi  ricorda la falsa notizia della morte di Spensley  nei Dardanelli.

E’ Franco Savelli  che fa il racconto del ritrovamento della sua tomba. Spensley, mortalmente ferito, spirò nella fortezza di Magonza il 10 novembre 1915 e la sua tomba si trova nel vicino cimitero di guerra inglese di Kassel (settore 3, fila H, riga 5), che contiene le spoglie di circa 1700 caduti, con lapidi simili a quelle di Staglieno. A questo punto avanza due proposte: che nasca una iniziativa per ottenere la traslazione delle spoglie nel cimitero di guerra inglese di Staglieno e che il Comune di Genova riconosca a J. Spensley la cittadinanza onoraria per aver illustrato la città.

Risponde l’assessore Giorgio Guerello assicurando che raccoglie l’impegno, sebbene ottenere dalle autorità inglesi e dai familiari  il consenso sia cosa difficile.

Vignolo  osserva che la tomba qui a Genova sarebbe certamente più onorata che in una terra straniera e che tanti appassionati sarebbero certo disposti a partecipare alle spese della traslazione, ove fosse necessario.

Il prof. Massa segnala che il Caffaro, dopo che si avevano avute varie false notizie, informò nel novembre del ’15 che Spensley era ferito in Germania.

L’on. Biondi dice delle origini del suo essere genoano, per aver il suo Sporting Club Pisa ceduto al Genoa i giocatori Conti, Bertoni e Marchi, e condisce il racconto con facezie e aneddoti divertenti.

L’ex sindaco Cerofolini si collega ad un’osservazione di Piero Campodonico per citare i suoi contatti con l’allora ministro allo sport Carraro al fine di ottenere l’assegnazione del decimo scudetto.

E’ il turno dell’avv. Gianni Roj, l’autore di “Lettera a Rebecca”, a divertire la platea descrivendo le difficoltà e la solitudine di un genoano a Milano.

Il dott. Pavoni conclude con l’augurio del successo nel prossimo campionato.

Vittorio Riccadonna

 



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