Non è mai facile capire o dare chiavi di lettura particolari quando c’è di mezzo il Genoa. Se si è troppo ottimisti, si fa la figura di essere di quelli che credono sempre alla befana; se si vede sempre tutto nero si è considerati disfattisti, ipercritici, incontentabili e così via. Ma come si deve valutare allora questo Genoa 2004-2005, che tutti davano come dominatore assoluto del campionato di serie B e che invece annaspa paurosamente in questo avvio di stagione?

Difficile, come sempre, mantenere l’equilibrio in situazioni di questo genere, anche perché chi, come me, è da oltre cinquant’anni che segue da molto vicino le vicende del Grifone non può non essere condizionato da tutto quello che ha visto in questo lasso di tempo.
Qui comunque non è il caso di ottimismo o pessimismo, di passato o di equilibrio, ma di guardare bene in faccia la realtà senza raccontarsi troppe balle.
Oggi, alla vigilia della partita con la Salernitana, il Genoa non è una squadra, ma un gruppo di buoni giocatori, presi uno per uno. Che un giorno riescano ad essere compatibili uno con l’altro è tutto da vedere e da dimostrare.
E allora mi chiedo: chi ha allestito questa squadra? E’ una domanda tutt’altro che oziosa, ma direi molto importante per capire perché il Genoa si ritrova in questa situazione, ossia con grandi aspettative e pressioni da parte di tutto l’ambiente e risultati, e prospettive, largamente deficitarie. Io non credo assolutamente che sia tutta farina del sacco di De Canio. Eppure si sa che io non ho mai nutrito troppa stima calcistica nell’ex allenatore. A lui si possono imputare gli acquisti di Cozza e Sottil, nonché la decisione di giocare a tre dietro. Ma tutto il resto della squadra chi l’ha costruito? Il presidente Preziosi, il direttore generale Capozucca o chi altri ancora?
Il problema di fondo è uno solo: nell’era Preziosi sono arrivati al Genoa 50 giocatori, uno più, uno meno, ma la squadra, di volta in volta, ha sempre manifestato gli stessi problemi. Ha preso sempre una valanga di gol, ha giocato a sprazzi, ha avuto grossissimi problemi in mezzo al campo dove si sono succeduti fior di giocatori (come rimpiango Ze Elias…), ma senza cavare un ragno dal buco. ), ha cambiato tre allenatori in un anno esatto. Insomma, sempre il solito Genoa. Siccome non è il caso di tirare fuori la sfortuna, che non c’è, gli arbitri o chissà che altro, evidentemente ci sono errori umani alla base. Ma perseverare, come si sta facendo, è davvero diabolico.
Non dimentichiamo che il Genoa non si può assolutamente permettere di fallire la promozione quest’anno: si andrebbe incontro ad un disastro di inaudite proporzioni dal punto di vista economico, ma soprattutto alla dispersione del patrimonio di entusiasmo della tifoseria, che poi sarebbe difficilissimo recuperare.
Per fortuna il calcio è materia estremamente volatile e quello che vale oggi, domani  può essere già un ricordo. Speriamo che i segnali negativi avuti nella partita di Torino, possano già dissolversi contro la Salernitana e il futuro possa sembrare meno di quello che appare oggi. In ogni caso Cosmi dovrà fare i salti mortali per far quadrare i conti: dopo Arezzo e Perugia, anche per lui qui sarà come essere all’Università. Se si aspettava una passeggiata,il risveglio deve essere stato molto brusco.

Edoardo Bozano