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dalla redazioneBaby Calcio: tangenti a go go
15/10/2004

Chi ha un minimo di apparentamento con il calcio dei giovani sa che per allenatori e società quello dei genitori più o meno “apprensivi” e/o “arroganti”  è da sempre il problema principale.
Ne succedono di tutti i colori, si contano i minuti secondi di gioco di questo e quel ragazzo rispetto al proprio rampollo, si mandano al rogo allenatori rei di non vedere il figlio e solo per questo fatto diventano incapaci, non sanno insegnare, motivare e chi più ne ha più ne metta.

 


Anziché lasciare che il figlio cresca e giochi serenamente insieme agli altri ragazzi, “gli astuti” creano un mare di problemi anche perché,  anziché andare diritti al nocciolo ed affrontarlo a viso aperto con coraggio, meno nobilmente cercano di aggirarlo, spesso finendo per complicare le cose ancora di più.
Insomma un vero e proprio inferno per i poveri allenatori e dirigenti, salvo quanto si dirà più oltre, dove, sentire gli interessati per credere, è difficile resistere.
Sicuramente si perde in questo modo intanto lo spirito sportivo, il divertimento sano e quant’altro di bello ci dovrebbe essere nello sport e, più in generale, nella vita.
Chiaro che non tutti sono pronti a subire, che si cerchi si in qualche modo di “sopravvivere”, anzi pare ci sia chi, con la filosofia del non tutto il male viene per nuocere, cerca di “adattarsi” alle situazioni e, magari, “uscirne fuori” al meglio.
Partiamo dal semiserio per dire delle storie sentite già da tempo, ed alle quali per la verità ho sempre creduto poco, per cui non appena ti arriva nella rosa un ragazzino con la mamma “bona”, bene………..”subito fuori squadra”.
Non so se alla fine le cose sono andate davvero alla grande come taluni vorrebbero far credere, ma probabilmente qualcosa nella rete potrebbe anche essere rimasto, specie quando il Mister non è “poi tanto male” (sapete la storia dell’utile e del dilettevole.....).
Scherzi(?!?) e luci rosse a parte, sembrerebbe proprio che ci sia invece chi su queste cose non “scherza” anche se il “giro” non sarebbe  tanto di gonnelle, ma di “palanche”.
Oramai si parla apertamente, anzi sono state aperte delle inchieste, sulle tangenti dei baby calciatori, sugli sponsor da decine di migliaia di euro chiesti ai genitori dai dirigenti delle società in cambio del posto in squadra.
Parrebbe proprio che i Mister a luci rosse abbiano in un certo senso “fatto scuola”.
Il fenomeno, almeno per ora, interesserebbe società della Lombardia, ma le indagini avviate dalla magistratura e dalla Federcalcio potrebbero estendersi anche fuori di quella regione.
A Monza un genitore si è rivolto alla Magistratura :…”mi hanno detto: se vuoi far giocare tuo figlio, devi portare uno sponsor da ventimila euro”.
Si parla oramai di un “mercato sommerso” (sussurri ad es. anche su Como e la Canzanese, campionato interregionale, sua società satellite).
Quello delle “sponsorizzazioni familiari” – contributi in forma di sponsor chiesti ai genitori in cambio di un posto in squadra- sarebbe un sistema adottato da decine di piccole e medie società in tutta Italia.
Un meccanismo avviato dai dirigenti dei club e gestito in molti casi da mediatori che fanno da tramite con le famiglie degli aspiranti campioni.
A volte sono gli stessi genitori…”dammi retta, fai così: è l’unico modo….. che si “incoraggiano” tra di loro, non so se, buon peso, siano scattate anche ……proposte indecenti.
Quello che comincia a schiudersi ai nostri occhi è un mondo sconosciuto o forse, anche per quello ricordato prima con un sorriso, nemmeno troppo: le somme chieste ai genitori in questo vorticoso mercato sommerso spaziano dai 10 a 50 mila euro.
Il presidente di AssoAgenti, Avv. Oberto PETRICCA, che raccoglie oltre 400 procuratori dei calciatori parla di centinaia di denuncie che starebbero “fioccando”.
PETRICCA avrebbe anche chiesto alla Federcalcio di aprire uno sportello verde, ma il progetto si sarebbe bloccato: le società di calcio grandi e piccole opporrebbero  una forte resistenza.
Morale: al solito da noi, a differenza dei paesi anglosassoni, mai uno scandalo rosa, sempre e solo “palanche”: che tristezza!
Poi, ancora more solito, anziché inserire il bisturi bene in profondità nel bubbone per risanare, si “fa resistenza”, si danno coperture a chi ha sbagliato e davvero non si capisce bene per proteggere chi e che cosa.
Ancora una volta, come per tutti gli altri episodi di malcostume (scommesse, violenza negli stadi, ecc.), non ci si rende conto che, anziché difenderlo, si fa il male del calcio.
Comunque per non sapere ne leggere ne scrivere, quasi quasi un patentino da allenatore da scuola calcio me lo prendo, chissà che prima o poi non vadano di moda quelli brizzolati.

Giancarlo Rabacchi



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