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dalla redazioneMANTENETE LA FEDE!
31/10/2004

Dall’altro capo del mondo succede qualcosa che apparentemente ci è molto distante. La città è Boston e – per quanto essa sia la città più britannica d’America – non credo che esistano legami con il Genoa. Lo sport non è il calcio, ma il baseball, un gioco che non sono mai riuscito realmente a comprendere. Però c’è qualcosa di molto attraente in questa storia per un genoano che non ha mai smesso di crederci. E’ la storia di un sogno di un’intera città, di uno Stato, che si realizza dopo 86 anni, con milioni di persone impazzite di gioia, che si riversano nelle strade per portare in trionfo i campioni dei Red Sox. I quali sono riusciti a sfatare una “maledizione”, riportando a Boston il più ambito titolo per una squadra di baseball americana.


La storia dell’incantesimo malefico che si rompe è la cosa che mi ha subito colpito e mi ha fatto aprire una prima finestra sul nostro amato Genoa : il chiacchierato anatema della contessa, proprietaria di Villa Piantelli, che, pare, non gradì l’edificazione degli spalti del Luigi Ferraris proprio davanti alla  sua dimora. 

Per quanto riguarda i Red Sox, la storia risale al 1918, quando vinsero il loro ultimo titolo del baseball USA. L’anno successivo il loro giocatore più amato, Babe Ruth, detto "the Bambino",  fu incredibilmente ceduto ai maledetti Yankees di New York, ricchi,  detestati e vincenti. Il giocatore lasciò Boston maledicendola :  the curse of the Bambino, la fattura di Babe Ruth, ha funzionato per 86 anni!

 

Ma tutto ha una fine, anche le maledizioni. E quest’anno la squadra di Boston compie un grandioso esorcismo pubblico. In semifinale rimonta inopinatamente gli odiati Yankees, che si erano addirittura portati in vantaggio per tre incontri a zero (si giocava al meglio delle 7 partite), vincendo quattro partite di fila. In finale le vittime sono i St. Louis Cardinals, schiantati da un’altra striscia di quattro vittorie consecutive. Così tutto il cuore della “Red Sox Nation”, si  riversa in piazza per dare sfogo ad una gioia repressa per troppo tempo, da diverse generazioni.

 

Nel 1918 nessuno poteva immaginare che l’attesa sarebbe stata così lunga (e anche questo mi ricorda qualcosa…), ma la gente di Boston, che ama follemente la propria squadra, non ha mai smesso di crederci. Il motto era “keep the faith”, mantenete la fede. Le cronache dicono che tre milioni e mezzo di persone sono scese in massa nella capitale del piccolo Stato del Massachusetts, cuore del New England, per salutare i propri eroi. E’ una cifra pazzesca, perfino per un paese come gli Stati Uniti. Ma c’è stata gente arrivata da ogni posto del mondo, perché nessuno voleva mancare a questo evento. E nessuno saprà raccontare se la gioia più grande è stata aver vinto dopo tanto tempo, oppure aver spezzato l’incantesimo, la Maledizione, ma non ha molta importanza.

 

Tifare per i Red Sox è una cosa che abbiamo nel sangue..questa è un’occasione storica che va dritta al cuore di ogni bostoniano, è l’essenza di questa città”. Questo ha detto il sindaco di Boston. I politici sanno usare molto bene le parole, però in questa occasione è bello sentire parlare qualcuno di tifo come fattore sanguigno e come modo di vivere e di essere. Un popolo, più che una tifoseria, può apprezzare il vero valore di tutto ciò.

 

Dicono sempre le cronache che i giocatori sembravano bambini davanti all’albero la mattina di Natale e che per molti di loro la consapevolezza di quanto hanno fatto ha cominciato a prendere corpo soltanto davanti alla folla che li osannava.

 

E’ una storia di quelle che ti fanno stare bene. Poco importa che arrivi da oltreoceano e da uno sport che è lontano da quello che noi amiamo. Sono le sensazioni, i sentimenti, le emozioni che si percepiscono che ci fanno sentire tutto molto più vicino. E’ come quando ti capita di guardare al successo di qualcuno che è un po’ simile a te. Lo ammiri senza invidia e ti senti un po’ partecipe. Capisci che nessuna maledizione può durare in eterno e che è sbagliato sentirsi perseguitati a vita. Non è da pazzi “mantenere la fede” e continuare a cullare il sogno. Quello che scrivo non ha nessuna attinenza con la nostra attuale situazione di classifica; piuttosto a me viene in mente il pre-partita di Genoa-Cosenza, quando, insieme a degli amici, si parlava di questo sogno…già proprio la sera in cui sembrava che tutto stesse per finire! Pazzia? No, semplicemente, genoanità, cioè l’essenza del legame tra il Genoa 1893 e la sua gente.

 

amico_fragile



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"MANTENETE LA FEDE!" | 7 commenti
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Re: MANTENETE LA FEDE!
di GenoaJp il 07/11/2004 18.43
http://genoajp.splinder.com/

Io a Boston ci ho vissuto un anno. L'amore per i RED SOX e' molto simile al nostro per il GENOA. Che sia per noi, un esempio da imitare. Il cuore fa miracoli. GenoaJp





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