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l'opinione"Il Genoa sul pianeta calcio" di Paolo Paganini
08/12/2004

In un calcio sempre più dominato dagli interessi economici, dal business, diventa sempre più difficile ritrovare un'etica sportiva, ritrovare valori, passioni genuine, anche lontane, che hanno però segnato e caratterizzato generazioni di calciatori, di tifosi, di appassionati.

 


La serie A oggi è diventato un "affare" per 3-4 grandi squadre, grandi società. Società che puntano alla quotazione in borsa, che parlano o progettano stadi "virtuali" con il principale obiettivo di ottenere guadagni. E il tifoso rappresenta purtroppo sempre di più l'anello debole di questa catena. Da tempo si discute della possibilità di creare un vero e proprio campionato europeo riservato però ai grandi club. Una sorta di élite del calcio, una cerchia esclusiva insomma riservata a pochi. E tutto il resto? Non conta, o conta poco anche e soprattutto sotto l'aspetto commerciale. Questa premessa vuole inquadrare, a grandi linee ci mancherebbe, quello che, come addetti ai lavori, stiamo "toccando" con mano sul pianeta calcio. Forse il campionato di serie B non ha ancora smarrito del tutto quei valori a cui facevo riferimento prima. Un campionato dove militano squadre dal passato glorioso - e ti chiedi come mai stiano ancora lì - come Genoa, Torino senza dimenticare piazze come Bari, Verona, Catania, Salerno ed altre. Ma il "bello" di questo campionato è che - a fianco di questi club che hanno scritto pagine importantissime del calcio italiano ed internazionale - fioriscono realtà di provincia, per non dire di paese (AlbinoLeffe), che ci riconciliano un po' con quello che di imprevedibile e, se volete, di "poetico" offre da sempre il calcio. Ed è questo forse il suo gran segreto, il suo fascino, la sua inossidabile forza. Un campionato tradizionalmente incerto ed avvincente.Quest’anno poi con solamente 2 promozioni dirette e con la lotteria finale dei play off l'equilibro è ancora più esasperato. Si spera ora che dopo 10 anni di purgatorio il Genoa possa tornare nella massima serie. La convinzione generale è che questo sia veramente l'anno buono,ma è sempre meglio toccare ferro. Quest'anno, indubbiamente,gli ingredienti per fare bene ci sono tutti,per non lasciare nulla, ma proprio nulla di intentato, per puntare decisi alla serie A. Genova, come città, merita attenzione e prestigio anche sotto l'aspetto calcistico. Così come a Milano, Roma e sino a poco tempo fa Torino il profumo del derby (della Lanterna) deve essere solamente di serie A.. E' sin troppo chiaro, penso, che - al di là della rivalità sportiva anche più accesa e degli sfottò - avere 2 squadre in serie A rappresenti per Genova e per la Liguria in generale, un volano importante in grado di portare benefici sul piano della visibilità e anche sotto l'aspetto commerciale. In casa rossoblù le componenti giuste ci sono per compiere questo sospirato salto di qualità.

Intanto un presidente che si è calato, per non dire immerso totalmente nella realtà genoana. Una realtà molto particolare. Un presidente passionale, vulcanico che, comunque, conosce bene il mondo del calcio, le sue mille sfaccettature. Un presidente che dopo Saronno e Como è approdato in una piazza impegnativa, storica del calcio italiano. Una piazza molto esigente che aspetta nuovamente il grande calcio e che non va illusa o tradita. E questo Preziosi lo ha capito perfettamente. Del resto le fortune di una squadra di calcio partono proprio dal vertice, nascono principalmente dall'organizzazione societaria. Da un presidente che ha disponibilità economiche ma le sa tradurre con investimenti mirati, da uno staff competente ed affiatato e da un allenatore che, al di là del bagaglio tecnico, sappia trasmettere quelle motivazioni che ti permettono di conquistare grandi traguardi. Serse Cosmi è un tecnico molto preparato - ma non sono certo io a doverlo dire o sottolineare, per lui parlano i risultati - ma soprattutto è un uomo che riversa nel lavoro di tutti i giorni sul campo di allenamento e nella partita quella carica agonistica che ti consente poi di superare i momenti di difficoltà e di arrivare a centrare gli obiettivi prefissati. Cosmi è un allenatore da Genoa. Perché è un istintivo, un passionale, un uomo schietto che non si trincera dietro le solite frasi fatte oppure dietro a dichiarazioni di circostanza per salvare le apparenze. E' un tecnico che crede ciecamente in quello che fa. E' stato ad un passo dalla Roma ma appena il Genoa ha chiamato,ha lasciato la serie A e ha risposto subito presente. Già in Portogallo l'estate scorsa,con Cosmi nelle vesti di opinionista Rai agli Europei, parlavamo spesso di Genova e del Genoa: "Mi piace la città, mi piace il Genoa la sua storia e la sua tifoseria verrei di corsa" - questo mi ripeteva - e alla fine ci è riuscito. Ed è proprio Cosmi,a mio avviso, il vero grande acquisto di Preziosi.

Nella scala "gerarchica" poi: dal presidente allo staff societario, dallo staff all'allenatore si arriva necessariamente alla squadra o meglio al valore della rosa, dell'organico a disposizione. Non conta avere a disposizione 11 bravi titolari, per puntare in alto, conta avere una rosa ampia con "altri" 11 bravi titolari lì a disposizione pronti a subentrare con la consapevolezza che il rendimento complessivo non cambierà. Il Genoa ha questa caratteristica, ha questo tipo di "peculiarità" e non è escluso poi che a Gennaio possa esserci qualche altro correttivo giusto per non lasciare, come dicevo prima, niente al caso. Rosa ampia, dunque, di qualità ma anche individualità di spicco come l'argentino Milito, come Lazetic e come lo stesso Cozza, bersagliato dagli infortuni,ma un giocatore sicuramente di categoria superiore.

Gli ingredienti, quindi, ci sono e sono ben miscelati; occorre adesso un pizzico di buona sorte per preparare la tavola e fare festa.

Paolo Paganini



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""Il Genoa sul pianeta calcio" di Paolo Paganini" | 4 commenti
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Re:
di RABAX il 09/12/2004 21.19

Ho letto con piacere l'articolo di Paganini, ma se devo essere sincero m'intrigano anche le considerazioni di Marco sulla situazione del calcio d'elite e, più in generale, del calcio d'elite in Europa. Occorre cautela ed evitare soluzioni semplicistiche (parlo per me ovviamente per quello che sto per dire), ma come non farci un pensierino in libertà, insomma una ideuzza provo a buttarla lì. Per fare un tentativo di rinnovare il calcio, ed offrire qualcosa di veramente nuovo chiedo: perchè non allargare il campo e non fare, anzi fare, addirittura un vero e proprio campionato europeo? Perchè no? Aumenterebbero sicuro anche i costi, ma non è detto in modo esponenziale, (ad esempio, fin che dura, andare a Londra con Rayner costa poco più di un concerto). ma crescerebbe anche l'interesse dei tifosi, pantofolai e non. Ci sarebbero tornei, a più livelli, sicuramente molto più equilibrati, le grandi si romperebbero le corna tra loro, avremmo arbitri internazionali sul serio, e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo già la mometa unica, una Costituzione in comune, forse anche con il calcio (mi si passi l'accostamento un po' azzardato) si potrebbe..........(?!?) Probabilmente l'ho sparata grossa, beh dai speriamo in Europa di andarci comunque, prima o poi.......



Re:
di ruttolibero il 09/12/2004 09.47

Voglio parlare del primo tema introdotto dall'articolo di Paganini, ovvero della questione "Euroleague" o "Superleague" (sicuramente troverebbero un nome più "televisivo" ... stile "grande fratello").
Se ne parla oralmai da almeno 5 o 6 anni ... costituire una sorta di torneo per "grandi club" europei, per cercare, ovviamente, di spremere ancora quello che si riesce a ricavare dagli utenti del "tubo catodico" (ed anche dei cristalli liquidi ... che oramai stanno prendendo campo).
Si può dire che la "forma" assunta dalla Champions League, oramai da un pò di anni, è un "prototipo" di questa fantomatica "superlega".
... cerco ora di fare due ragionamenti ... :-) ...
Attualmente la "Champions" parte con delle prequalifiche già ad agosto ed è vergognoso che squadre "campioni" di alcuni campionati debbano disputare turni preliminari per accedere alla "Coppa dei Campioni"!!! quando altre nazioni ci entrano di diritto con almeno 3 squadre!
Ma non andiamo fuori tema. La "C.L." parte con 4 gironi da 4 squadre ... ovvero con 16 formazioni, un numero che quasi equivale a quello del massimo torneo (Serie A, Premier League, Liga, ecc...) di molte nazioni.
In pratica, una "superlega" ce l'abbiamo già ... o sbaglio?
Il passo successivo potrebbe essere quello di formare un torneo europeo a girone unico con, ad esempio, 18 squadre. E' chiaro che così il calendario si infittirebbe in modo insostenibile, anche per rose di 30 giocatori, come quelle delle società più forti. Le soluzioni potrebbero essere 2.
O la scissione (ad esempio di Milan, Inter e Juve) in due squadre diverse (di fatto) con la Juve 1 che gioca l'eurolega e la Juve 2 che partecipa alla Serie A, oppure la creazione di una Eurolega sullo stile dei campionati di Football Americano, senza retrocessioni con un numero fisso di squadre che partecipano solo a quel campionato, in base al "blasone"
Mi chiedo ora (retoricamente) qual'è lo scopo che spingerebbe i club a creare un "mostro" simile. Ovvio ... fare più soldi.
A questo proposito, sarei curioso di vedere i risultati dell'audience dell'attuale champhions league, soprattutto quelli dei primi gironi eleminatori, quando ci sono partite il cui risultato è ininfluente per la classifica finale. Parliamoci chiaro ... gli stadi oramai sono vuoti ... come ho detto prima, non so quali siano i dati d'ascolto di un Juventus - Maccabi Tel Aviv ...

Insomma, dopo queste congetture disordinate, quello che volevo sostenere è che secondo me, da spremere al "tifoso catodico" non c'è rimasto poi molto. Per il "denaro" abbiamo subito una vergognosa inflazione di "grandi eventi sportivi". Anni fa Liverpool - Real Madrid lo vedevi (se andava bene) una volta all'anno ed allora si che (il mercoledì sera) era il giorno della "Coppa".
Abbiamo subito l'annientamento del significato della Coppa UEFA (che in alcuni casi era ancora più competitiva della Coppa dei Campioni e di quella "Delle Coppe") perchè vi partecipavano le migliori squadre europee, le quali avevano mancato lo "scudetto" per poco.
Ma ve li ricordate gli avversari che abbiamo incontrato nella "cavalcata europea"?
Si chiamavano: Steaua Bucarest, Liverpool, Ajax!!!!

Io credo che la "classe dirigente" del calcio europeo dovrebbe rendersi conto che è necessario ridare dignità a queste competizioni ed a questo sport. Ridurre il numero delle partite. Ridurre il numero di squadre partecipanti alle competizioni continentali, rimettere l'eliminazione diretta da subito nella "Coppa dei Campioni" ... che bello, quando si chiamava così!



Re:
di Nemesis il 09/12/2004 00.11

Il Presidente continua a ripetere: “non abbiamo ancora vinto un tubo”. Fa bene a dirlo, ma non convince nessuno. Sappiamo tutti che la strada è ancora lunga, ma la vittoria più importante è già acquisita. Parlo della lunga marcia che ci ha portato dalla notte del Cosenza alla vittoria con il Crotone, come se la Calabria volesse scandire il nostro percorso. Dai tentacoli maligni della serie C al primo posto in classifica, passando per le forche caudine delle sentenze dei Tar, di prestazioni deprimenti, di salvataggi sul filo di lana e di decolli rinviati a data da destinarsi. Oggi siamo primi, e nella peggiore delle ipotesi sappiamo di potercela giocare. E’ questa la vittoria e, raramente come in questo caso, possiamo dire che è stata di tutti. Ricordo quando Mandorlini rifiutò il Genoa, e penso che oggi abbiamo Cosmi: come se la Fiat mi dicesse che non può vendermi una Panda e mi pregasse di accettare, allo stesso prezzo, un’Alfa 156. E’ vero che siamo andati in prigione due volte senza passare dal via, con Donadoni e De Canio, ma oggi capiamo che ne valeva la pena. Siamo usciti dalla precarietà, e viviamo ogni giorno fantasticando il futuro invece di sbirciare da dietro l’uscio temendo che qualche creditore ci metta in mora. E questa non è un’altra grande vittoria? Gli arbitri non ci regalano niente, ma ci rispettano. Perfino Brighi se l’è cavata; l’esame Nucini l’avevamo già superato e ora ci manca Tagliavento: se sterilizzeremo pure lui, dovremo temere soltanto noi stessi. I Club Genoani nascono come funghi e fioriscono iniziative sociali; in città si percepisce un’aria di vigilia e ogni partita diventa un evento: sono i primi passi per tirar fuori dal congelatore alcune migliaia di genoani, quelli incapaci di reggere una condanna a 10 anni di serie B senza la condizionale. Molti commentatori sostengono che il Genoa di oggi farebbe bene anche in serie A; non so, ma nel dubbio Preziosi e Capozucca guardano alla Fiera dell’Est per acquisire nuovi talenti. Una cosa è stata detta con precisione: se saremo promossi, non andremo a lottare per la salvezza ma punteremo in alto. Vedere i buoni risultati di Cagliari, Palermo, Messina e Lecce, è incoraggiante per chi si accinge a salire sulla giostra; escluso le solite squadre note, c’è un livellamento straordinario imposto dai debiti e dai buchi di bilancio. Roma e Lazio stanno per essere risucchiate fra i mediocri e lasciano spazio alle società più solide. Mesi e anni ad ascoltare i notiziari sportivi della sera per sapere se eravamo vivi o morti, se saremmo diventati arabi o lussemburghesi, se ci avrebbe comprato lo stagnino di Vico delle Fate o il droghiere di Piazza S.Bernardo. E’ arrivata una slitta piena di giocattoli proprio il giorno in cui meritavamo una montagna di carbone, e gli amici maliziosi (e un po’ cacirri) che mi avevano regalato una bandiera rossoblu con una bella “C” cucita sopra, possono adesso vederla sventolare più splendente che mai, e tra poco la nobiliterò con una lettera diversa. Eh no caro Preziosi, devo contraddirla: queste sono vittorie, forse addirittura le più importanti. Le altre verranno dopo.





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