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l'opinione"Lettera aperta al nostro allenatore" di Nemesis
18/01/2005

Carissimo Cosmi, sono consapevole che le mie parole non varcheranno il Rubicone e resteranno impigliate nella Rete del Web, ma il dado è tratto e confido che l’Uomo del Fiume passi almeno una volta su questa riva. Evito di ringraziarla per i sonanti risultati che ci appagano: a questo provvedono, con i potenti mezzi, i cantori locali. Mi preme invece mostrarle gratitudine per una sua scelta precisa e recidiva, quella di citare sempre, qualunque sia l’argomento, l’anima appassionata del Popolo Rossoblu. Sappia che mai ho colto tra i miei compagni di fede una così totale unanimità verso i due profili del nostro allenatore, quello umano e quello tecnico. Non farò nomi, per non imbarazzarla, ma anche per altri allenatori abbiamo avuto in passato folgorazioni e innamoramenti, o anche grande stima, ma c’era pur sempre un qualche aspetto su cui si doveva glissare, per limiti caratteriali o tecnici o per carenze comunicative.

 


 

Con lei invece, la simbiosi è totale e si impreziosisce del suo rifiuto verso gli atteggiamenti ruffiani con una schiettezza che, per definizione, impedisce la piaggeria. A me piace sentirla parlare perché riesce sempre a stupirmi: un po’ come Zanini fa con lei, mai scontato e prevedibile nelle soluzioni di gioco. Lei dice cose concrete senza trincerarsi tra frasi fatte e generiche affermazioni; non teme di pronunciare nomi e non esita a schierarsi su posizioni magari complicate da difendere. In più, e lo si coglie, i suoi pensieri attingono forza da una dimensione rarefatta, intima, a volte poetica, speculare rispetto al clichè burbero che i cronisti distratti amano attribuirle. C’è un mondo parallelo in lei che si affianca ai rombi, alle catene e alle diagonali, e che scalpita per rivelare le emozioni e quelle sensazioni appena percepite. I suoi richiami alle problematiche sociali poi, non sono un diversivo per accreditarsi, ma la condivisione dei disagi che turbano il nostro tempo, e questo è di gran lunga preferibile alla effimera illusione con cui i feticci della pedata, spesso, anestetizzano i diseredati. Lei finora è sfuggito al tritacarne del Calcio, inteso come mostro che ingoia e rigurgita. Le sue esperienze di lavoro sono state rapporti esclusivi, costruiti dalle radici fino alla raccolta dei frutti, e quindi avendo il tempo e la voglia di identificarsi con l’essenza delle squadre che ha allenato e con la loro gente. Questo si avverte, da subito, da quando si è trasferito a Genova con la famiglia; quindi una scelta di vita e non un tran-tran occasionale con la valigia del pendolare. Fecero scalpore, a suo tempo, le dichiarazioni dopo un Sampdoria Perugia, quando tutti i giornalisti calcarono la mano sulle sue parole di simpatia per il Genoa. Ci furono anche critiche e accuse di “invasione di campo” se non addirittura di prenotazione d’ingaggio. Ma le stesse cose le disse anche Mazzone, e allora si comprende meglio che la motivazione andava cercata nell’idem-sentire, nell’attrazione che due corpi simili esercitano fra loro. Comprendo bene quanto sia lieve osannarla nel momento del successo, e so come il calcio sappia ribaltare se stesso dopo solo due o tre sconfitte deludenti, ma proprio per questo non mi soffermo troppo sui risultati e punto tutto sul giudizio personale. Guardi bene Cosmi, una sera di queste dalla sua Arenzano, il momento in cui il sole si congeda oltre l’orizzonte: lei sa che regole insuperabili lo faranno tornare l’indomani. Ebbene, sa quel che è accaduto ai Genoani? Che dopo il tramonto di Firenze (e questa città dice qualcosa anche a lei) il sole non è più tornato e la notte boreale dura da 10 anni. Solo ora cominciamo a intravvedere i bagliori di un nuovo giorno, e il sofferente letargo si sta trasformando in vita. La grande rivoluzione del Genoa ha portato già un enorme risultato: si va in campo sempre per vincere, e i calcoli e le tabelle li abbiamo appesi al chiodo. Io non ho davanti altri 50 anni per aspettare qualche soddisfazione, ne ho meno, e quindi le chiedo di non rallentare questa corsa verso la gloria. La congiuntura di eventi, a volte, altera gli equilibri e crea scossoni imprevedibili, come sull’autobus dove una brusca frenata assesta i passeggeri e li ricolloca su nuove posizioni: ecco, cerchiamo di essere pronti se mai, in un momento di distrazione, una stella si lascerà afferrare dall’abbraccio di una città irriducibile. Noi vogliamo che in quel momento sia lei ad alzare il pugno al cielo e a piangere insieme a noi.

E per citare una persona che stimo… auguro a tutti i tifosi d’Italia di avere Cosmi per allenatore almeno un giorno nella vita

Nemesis



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""Lettera aperta al nostro allenatore" di Nemesis" | 7 commenti
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Stai visualizzando i commenti del giorno 19/01/2005


Re: Lettera aperta al nostro allenatore - di Nemesis
di marioepifani il 19/01/2005 23.54

Caro Nemesis, due giorni fuori Genova mi hanno costretto a leggere solo ora il tuo post: splendido, da brividi! E' davvero un onore poter iscrivere il tuo post nelle fondamenta di "Genoa domani". E poi io ho ancora meno tempo di te per vedere i frutti migliori del lavoro per il nostro Grifone di questo "grande", sia come uomo che come tecnico. Grazie Nemesis, di questo "dipinto" da maestro! L'ho letto in ritardo (e me ne dispiace), ma l'ho letto nel giorno del mio onomastico (e ne sono contento).



Re: Lettera aperta al nostro allenatore - di Nemesis
di ziopinin il 19/01/2005 12.40

Come non ringraziare nemesis per un pezzo che identifica tanti se non tutti noi, perchè il nostro allenatore è la materializzazione dei nostri desideri. Godiamocelo il più ha lungo possibile e godiamocela per quanti c'è l'ho invidiano





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