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dalla redazioneCalzettoni bianchi per la Signora
07/04/2005

Sono passati davvero molti anni. Quante trasformazioni nel gioco e nel nostro modo di pensare! Guardando indietro, in confronto ad oggi tutte le cose sembravano più stabili, non soggetti a questi continui colpi di vento. Anche le divise delle squadre sembravano qualcosa di immutabile, come immutabile è una bandiera. In caso di colori simili, li cambiava la squadra di casa; quindi tutti portavano la propria bandiera con orgoglio in giro per i campi d’Italia. 

Ma ad un certo momento...

 


Non ricordo se allora l’allenatore della Juventus fosse l’inglese Carver. Certamente erano gli anni ’50. Ma fu la Juventus a introdurre la novità. Un piccolo, piccolo cambiamento alla sua storica, gloriosa divisa. Invece dei suoi classici calzettoni neri bordati di bianco, gli juventini adottarono calzettoni bianchi bordati di nero. Non si poteva certo dire una rivoluzione!
La ragione del cambiamento filtrò. Non era un ghiribizzo per l’estetica, che anzi non ci guadagnava: niente affatto! L’idea proveniva da un qualche tecnico, e tecnico era lo scopo. Avevano escogitato questo mezzo per ottenere che durante il gioco i giocatori si vedessero l’un l’altro più facilmente.
Ahimé!: l’idea doveva far presa.
Una valanga comincia con un piccolo movimento!
Ed ecco, da allora,  guardate oggi dove siamo arrivati.
Oggi non basta più la casacca bianca, come il primissimo Genoa e poi la Pro Vercelli: quelli almeno avevano i pantaloncini neri. Oggi vediamo in quasi ogni partita una delle squadre completamente scolorate. L’orgoglio sportivo di manifestare di fronte alle altre città i propri colori non esiste più.
Chi ha perso, e cosa è stato perso, e quali i motivi?
Ha perso il pubblico, sopratutto quello che va allo stadio.
E’ stato perso il rinnovarsi delle maglie policrome sul prato verde.
I vecchi come me ricordano il punto di rosso della Triestina (un rosso papavero), di azzurro del Novara (un azzurro freddo), del giallo del Modena (un giallo canarino).
Colori che si differenziavano dai rossi e dagli azzurri delle altre squadre. Suscitava  piacere, e suscitava un sottile senso di sportivo rispetto, l’entrata in campo degli “odiati” avversari.
Oggi le domeniche sono tutte uguali (pardon, dovevo dire i giorni): al Ferraris, il Genoa con il nostro rosso-blu e gli altri in bianco.    
Perché questo impoverimento, questa diminuzione della gioia degli occhi?
Le maglie bianche si vedono meglio, sopratutto in notturna. Non resta nient’altro da dire?
E poiché questo argomento si presta a varie considerazioni e ampliamenti, ed il mezzo su cui sto scrivendo è adatto a raccogliere idee diverse e confrontarle, mi piacerebbe riscontrare l’interesse dei lettori. Intanto ho notato una controtendenza: proprio la Juventus si è vestita di azzurro a Torino contro l’Udinese -  non ne so il motivo.
Io poi mi riprometto a mia volta di riprendere il discorso.

Vittorio Riccadonna

 



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