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dalla redazioneLa violenza negli stadi
13/04/2005

Da sempre un nervo scoperto. Un'inaccettabile negazione dei valori dello sport.
Un discorso difficile.
Non si deve generalizzare. La stragrande maggioranza dei tifosi è esente da eccessi, è ammirevole per civiltà nei comportamenti, passione ed entusiasmo.

 


Forse in alcuni, pochi, c'è un po' di tolleranza, la tendenza a sminuire.
In fondo, si pensa, e si dice, sono ragazzi come noi, tanto presi dal tifo, sempre presenti in trasferta ad incitare la propria squadra, perdono ore ed ore a preparare bandiere striscioni, si coprono di meriti ed allora….
Allora, scusate, ma niente giustifica ne consente certi comportamenti.
Come non pensare alle conseguenze che spesso ne derivano, a volte, purtroppo, anche tragedie e lutti.
Non fa piacere definire qualcuno "imbecille", ancora meno dei tifosi come noi. Credo, però, che anche il tacere e coprire, anziché isolare e denunciare, sia assumermi un po' di responsabilità, forse favorire il reiterarsi d'episodi inaccettabili.
Mi auguro che qualcuno voglia riflettere, un po', su questi comportamenti.
Chi denuncia queste cose è subito etichettato come "bacchettone", in politica chi ha rubato, disinvoltamente, da del "giustizialista" a chi lo accusa.
E' sempre difficile dare dei giudizi, specie sugli altri.
Personalmente non mi sento, in ogni caso, di stare dalla parte di chi è stato preso con le mani nella "marmellata" e di chi usa la violenza teppistica per dare sfogo alla propria rabbia per una sconfitta od una retrocessione.
Non considero neppure, perché non sono tifosi, quelli che allo stadio ci vanno apposta, in attesa dei momenti di tensione, per sfogare, mischiati con gli altri, bassi istinti o chissà cos'altro.
Chiaro che anche da parte delle forze dell'ordine ci vuole insieme fermezza e moderazione. No agli eccessi anche e soprattutto da quel versante.
Chiaro che ci vogliono strumenti moderni (foto, telecamere, sistemi audio-video ecc.) per individuare i violenti, pene severe per stroncare le "velleità", loro e di quegli sciagurati che ne vorrebbero imitare le "imprese".
L'Inghilterra, patria degli holligans" insegna. Ora laggiù la violenza teppistica è molto diminuita ed i "facinorosi", tutti schedati, oltre alla galera, hanno conosciuto il divieto assoluto, per anni, di entrare negli stadi.
Speriamo si faccia presto qualcosa di concreto anche qui: Federazione e Lega, ad esempio, perché non sono ancora intervenute con decisione?
Questa sera a Torino si gioca Juve - Liverpool, una partita "difficile", con dei "trascorsi" terribili. Speriamo bene.
Mi piace concludere ricordando un articolo, pubblicato oggi sul giornale La Stampa, del figlio di una delle vittime dell'Hysel.
Ha scritto grosso modo:….abbiamo pagato duramente le conseguenze di quell'assurda violenza, ma non vogliamo vendette, basta odio insensato, mai più vicende come quelle che hanno colpito mio padre e la mia famiglia…………
Quante volte è già stato detto quel ..mai più………auguriamoci di non risentirlo ancora.

Giancarlo Rabacchi



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"La violenza negli stadi" | 4 commenti
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Stai visualizzando i commenti del giorno 16/04/2005


Re: La violenza negli stadi
di vieux_marcheur il 16/04/2005 00.30

Come un pugile che ha preso un duro colpo e senza lucidità si getta allo sbaraglio... Come una squadra che ha preso un gol e si butta in avanti scoprendosi le spalle ... Così la Federazione Italiana del calcio, compromessa da anni di gestione clientelare, nel momento di difficoltà si dà ai provvedimenti straordinari. Ecco sulla Gazzetta dello sport di oggi giovedì scorso il noto comunicato della FIGC: “L’arbitro non farà cominciare la partita o dovrà sospenderla a seguito del lancio di oggetti, dell’uso di materiale pirotecnico...[ecc., con conseguente 0-3]”. Vi si legge di seguito il prontissimo plauso del buon Pairetto. E’ un provvedimento che rischia di diventare iniquo, poiché, dopo tanti atti di carattere aggressivo visti negli stadi di grande capienza, espone a pena spropositata eventuali intemperanze di carattere festoso, come quelle che si potrebbero godere sul campo del Genoa, o altre su campi di squadre di secondario peso politico. Ma è anche in contrasto col Regolamento di Gioco, che dà all’arbitro il potere discrezionale di sospendere la gara. Non si possono dettare all’arbitro, al di fuori del regolamento di gioco, le condizioni per cui debba sospendere la partita, né le condizioni per cui debba fischiare un calcio di rigore. Infatti sembra che Carraro abbia già ingranato una specie di retromarcia.





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