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dalla redazioneM.d'A. V.M. Luigi Ferraris: l'istanza
31/01/2007

 

Nel mio scritto precedente, dai gentili lettori rileggibile, avevo sviluppato le conseguenze di un'ipotesi, richiamandomi ai procedimenti della logica, che consistono non nello stabilire la verità delle ipotesi ma, fissato un punto di partenza scelto liberamente, nel ricercarne le conseguenze vere. Da tale esercizio di derivazione va escluso ogni sentimento. 

 

L'ipotesi era la seguente: che venga eretto un secondo importante stadio cittadino.

 

 


 Sarebbe uno stadio di proprietà privata, pensato come investimento proficuo; non meno bello che il Ferraris (non c'è ragione di pensare che sarebbe meno bello), ovviamente più moderno e privo di certe lacune che purtroppo nel Ferraris si possono trovare.

 

Per sostenere l'ipotesi dovevo indicare questi difetti; forse io potevo essere meno pignolo. Ma, tanto per dirne una come esempio, il nuovo stadio avrebbe certo la separazione in settori, che favorirebbe l'accoglienza degli ospiti, l'ordine pubblico, una politica di prezzi differenziati.

 

Ne avevo dedotto che, col trascorrere del tempo, inevitabilmente, il Ferraris sarebbe scivolato in una posizione di subordine.

 

Di conseguenza, la politica di semplice conservazione del suo stato attuale alla lunga sarebbe stata fallimentare.

 

Dunque, questo percorso logico portava a riconoscere la necessità, per evitare una futura posizione di secondo piano, di pareggiare la situazione replicando la mossa, cioè costruire anche noi un nuovo stadio, oppure, in alternativa (certo preferita dalla maggioranza), di adeguare il Ferraris, ritornato ad essere soltanto il campo del Genoa.

 

A conclusione di tutte queste argomentazioni, esprimevo la mia perplessità nel constatare che in generale, sempre nell'ipotesi che è il nostro punto di partenza, si tende solo a salvaguardarne lo stato attuale.  

 

Ho letto molti commenti di dissenso al mio scritto, ma nessuna contestazione di una linea logica che tengo per incontrovertibile.

 

Ora vorrei fare un passo avanti, con considerazioni più libere dai processi della logica.

 

Se si volesse adeguare il Ferraris ad un altro stadio più moderno credo che occorrerebbe por mano in qualche modo alla sua architettura ma, per prima cosa, fare più spazio intorno.

 

E qui parliamo delle carceri.

 

Chi disse che la civiltà d'una nazione si misura dalle carceri?

 

Le carceri di Marassi, tutti lo sanno, sono vecchie, inadeguate, biasimevoli, incivili.

 

La loro demolizione da tanto tempo si sente proporre e penso che il trasferimento delle carceri sia stato anche studiato.

 

Non è compito doveroso, per una buona amministrazione, sovvenire ai bisogni di chi sta all'ultimo posto della scala del benessere?

 

Chi si potrebbe opporre all'opera meritoria di eliminare questa vergogna?

 

E dunque due finalità convergono: quella di risanare una piaga sociale e quella non altrettanto nobile ma comunque degna, di salvaguardare una istituzione cittadina come il campo che conta oramai un secolo di storia.

 

La mia ultima conclusione è dunque che non sarebbe accettabile che il Comune dedicasse energie altrove, prima di affrontare finalmente questo problema.

 

Naturalmente lo spazio che si liberasse dovrà essere riservato alle esigenze di respiro dello stadio Ferraris.

 

Siamo arrivati così a determinare non la richiesta, ai nostri attuali o futuri amministratori, di una generica promessa, ma la richiesta di un impegno specifico e preciso da inserire nel loro programma.

 

Ecco, dunque, la cartina di tornasole delle vere intenzioni dei nostri candidati!

 

Ai candidati amministratori pubblici io chiedo:

 

Prima di avviare l'eventuale costruzione di un nuovo stadio e le opere annesse, o quanto meno contestualmente, porre mano al trasferimento delle carceri di Marassi e impegnarsi a lasciare lo spazio a disposizione dello stadio Ferraris.

 

La risposta sarà indicativa.

 

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 

 



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"M.d'A. V.M. Luigi Ferraris: l'istanza" | 1 commento
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Stai visualizzando i commenti del giorno 02/02/2007


Cilviltà e carceri
di Zona il 02/02/2007 16.34

Quella sul rapporto fra carceri e civiltà mi sembra che sia di Dostoevskij. L'ha detta, sempre se non sbaglio, dopo un periodo di detenzione.

Ricordo che ai tempi dell'indulto l'ex ministro Castelli  faceva presente che i passi per costruire, ampliare  o ammodernare le carceri sono ingessati dalla burocrazia, e parlava di archi temporali tipo vent'anni (giuro).

Se il futuro del Ferraris passa attraverso l'area adesso occupata dalla prigione, la vedo grigia...





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