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dalla redazioneV - La Televisione come strumento infedele
10/06/2021


Concludiamo il nostro ciclo sull’argomento della decisione della olandese EREDIVISIE, dalla quale è stato riconosciuto che entro piccoli margini la rappresentazione dei fuorigioco in TV è falsa e ha generato errori nei risultati.


L’Organizzazione presente qui da noi rifugge accuratamente dal parlare di errori, ma promette di “migliorare”, il che in sostanza è la stessa cosa. Saranno adottate, sembra, ambedue le misure suggerite dallo studio olandese: la quadruplicazione delle macchine da ripresa e un cambiamento del regolamento di gioco, cioè tutte le membra dei giocatori saranno escluse dal conto.

Questo, l’esito di uno studio settoriale, sul particolare argomento del fuorigioco e sulla velocità dei giocatori. A questo fine, si studia di limitare, non di eliminare, gli errori.

Con un risultato in certa maniera sconvolgente, che va ben oltre la questione del fuorigioco, ma invece è generale.
Siamo arrivati ad ammettere ufficialmente le distorsioni del mezzo televisivo.

Esse non sono eliminabili, sono costitutive alla televisione digitale se gli oggetti ripresi si muovono.

Quando vediamo due piedi che forse vengono a contatto, o due teste che incocciano insieme la palla, o questa che forse tocca un braccio, o il movimento del braccio forse volontario, eccetera - sono mille i casi di rimpalli veloci -, noi ormai sappiamo che le immagini telefisive sono deformate, false, e che forse il giudizio dell’arbitro sul campo è più attendibile.

In una partita di tennis ci mostrano un’ombra ovale che sfiora al riga? È il risultato di una elaborazione probabilistica, che d’accordo hanno deciso di accettare per buona nonostante sia noto che marginalmente può essere errata.

Quando poi guardiamo alla televisione un assalto di fioretto, è certo che non possiamo vedere alcunché del fine gioco di scherma.

Eccetera.

Quale la profonda ragione di ciò?

Il fattore tempo.

Il movimento rapido, la TV digitale non lo può controllare.

Ripeto il termine digitale, che vuol dire: cifrato (dall’americano digit=cifra, non dal latino digitus=dito), perché qui sta il problema.
I milioni di “puntini” dello schermo TV ricevono ciascuno, per illuminarsi, una sequenza di numerose “cifre” duali (0 oppure 1): informazioni sull’intensità di tre colori scelti come base, che si dice possono rappresentare combinandosi tutti i colori visibili. (Non è vero manco questo). La velocissima trasmissione di tanta massa di informazioni numeriche è seriale, vale a dire richiede un tempo alle “cifre” per passare in successione. L’inevitabile conseguenza è che l’insieme dei “puntini” luminosi dello schermo TV hanno sempre “età” diversa, con una distorsione nulla in caso di oggetti immobili ma tanto maggiore quanto più veloce è il movimento (entro un limite massimo). Vale a dire che accanto a una zona “rinnovata” lucerà una immagine “vecchia”.

Quanto importante sia da valutare la deformazione, è un giudizio che dipende da voi, caso per caso.

La più fedele nei particolari rappresentazione resta a parer mio il “ralenti” cinematografico.

Amici miei, scrivo mie impressioni non da tecnico: sono privo di conoscenze specifiche nel vasto campo televisivo, che certo comprende artifici di semplificazione. Anzi attendo le preziose rettifiche a quanto mi sono azzardato a sostenere, da parte degli specialisti che per certo fra voi allignano.

Vittorio Rccadonna

Ha partecipato alle ricerche Il giornalista
          Davide Rota
già membro dell’ex Comitato Museo e Storia
della Fondazione Genoa



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