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Un grido di speranza allo Spensley: SALAM! SHALOM! [versione stampabile Pagina Stampabile]



 Prima di parlare delle loro gesta sportive, c'è una squadra che merita più di altre una breve presentazione, si tratta dell' Aqaba Eilat United. É una squadra che arriva a Genova da lontano e non si tratta solo di una lontananza fisica ma di una distanza siderale rispetto a noi in fatto di cultura, società e situazione politica.

Questa squadra, ribattezzata per il pubblico dello Spensley 'La squadra della pace- Salam Shalom" ('Pace' nelle lingue  della Giordania e di Israele) proviene dal medio Oriente e precisamente dalle due città di Aqaba in Giordania ed Eilat, Israele. Le due città distano solo 3 chilometri l'una dall'altra ma in mezzo a loro c'è un confine, un confine politico che sfocia nella contrapposizione feroce delle due culture popolari, israeliana e giordana. Fino a pochi anni fa c'erano solo guerra, morti e rappresaglie continue. Oggi la situazione politica è cambiata, i due governi hanno firmato un trattato di pace ma i fondatori della Società presenti a Genova in occasione del Torneo, Padre Khalil e Dov Sharf, ci spiegano che la situazione sociale è comunque preoccupante, nonostante gli inviti dei governi a collaborare. "I cittadini hanno paura di avvicinarsi agli altri, anche se la guerra è finita c'è diffidenza e l'odio che ci portiamo dietro influenza i comportamenti di tutti," inizia in perfetto italiano Padre Khalil, " è come se tutti volessero mantenere una certa reputazione all'interno delle proprie famiglie, ancora legate a valori del passato . Proprio per questo abbiamo pensato di cercare il cambiamento lavorando a contatto con i giovani, il nostro futuro." Quindi cosa ci può essere meglio dello sport come occasione di unione e incontro, specialmente fra ragazzi?

"Io e Padre Khalil ci siamo conosciuti nel 1995," racconta Dov, "Io ero un ex-militare al servizio della Commissione dell'accordo di Pace e dopo avere conosciuto Khalil abbiamo iniziato a lavorare al Progetto 'A.E.T.P.', Aqaba Eilat Toward Peace. Solo nel 2000 abbiamo avuto l'ok dei due sindaci per la creazione della Società. Non ci occupiamo solo di calcio, ma coordiniamo ad esempio alcune scuole di entrambe le città, in modo da avvicinare i ragazzi. Nel Golfo di Aqaba poi, ci sono moltissime attività di sport nautico, garanzia di ulteriore possibilità di integrazione."

Immaginiamo però che durante il loro cammino ci possano essere stati innumerevoli ostacoli, altissime barriere da scavalcare. "Indubbiamente," ricorda Padre Khalil, "tutti ci dicevano, e continuano a dire, di abbandonare le speranze e che questo progetto non ci avrebbe portato che problemi; ma noi siamo andati avanti e oggi eccoci qui, lontani dal Nostro Paese a condividere con voi la nostra esperienza, a voler chiedere un sostegno, magari quell'aiuto che ci manca dai territori vicini possiamo trovarlo in qualche Paese come l'Italia." Tra i ragazzi invece come va? Come coesistono i due gruppi religiosi? “Nessun problema,” assicura sorridente Dov Sharf, “ci siamo accorti che il problema non sono altro che gli adulti, abbiamo una trentina di ragazzi che giocano e si allenano nella tranquillità più totale. Sono i grandi a influenzarli e a dare loro il peggior esempio possibile. Questi non possono non crescere con la cultura dell’odio e della violenza.”

E perchè Genova, e lo Spensley in particolare? "Questa è la nostra terza partecipazione al Torneo, la prima nel 2003, in seguito all’incontro con Stefano Rebora, che abbiamo aiutato a entrare in Iraq con il suo ‘Music for Peace’. Lui, genovese, ci ha permesso di conoscere la manifestazione dello Spensley e così ci siamo impegnati per essere presenti e portare il nostro messaggio di pace e speranza.”

Lo staff dell'Aqaba Eilat United (da sx.: l'allenatore, Dov Sharf, Padre Khalil e il dirigente accompagnatore)

 

 [mircoraba]

  

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